Erronea indicazione del TAEG nei Mutui e relative conseguenze giuridiche

Non è assolutamente infrequente che dei clienti si rivolgano al proprio legale di fiducia al fine di verificare se sussistano eventuali anomalie bancarie nel proprio contratto di mutuo.

 

Previa analisi econometrica posta in essere da un perito specializzato in materia, accade spesso di scorgere l’applicazione di un Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG) dichiarato nel contratto di mutuo inferiore a quello effettivo.

 

Prima di entrare in medias res, è opportuna una definizione di cosa si intenda per TAEG.

 

Il TAEG è espressione del costo effettivo del finanziamento. Esso funge da indicatore della incidenza di tutte le spese, i costi e gli oneri connessi alla erogazione del finanziamento.

 

Ci si chiede, dunque, quali siano le conseguenze giuridiche derivanti dall’erronea indicazione del TAEG.

 

Dalla indicazione nel contratto di mutuo di un TAEG inferiore a quello verificato mediante un’analisi econometrica deriva la nullità della clausola di determinazione dei tassi di interesse ai sensi dell’art. 117 co. 6 del Testo Unico Bancario, ai sensi del quale si dispone che “Sono nulle e si considerano non apposte le clausole contrattuali di rinvio agli usi per la determinazione dei tassi di interesse e di ogni altro prezzo e condizione praticati nonché quelle che prevedono tassi, prezzi e condizioni più sfavorevoli per i clienti di quelli pubblicizzati”.

 

Conseguentemente, ne deriva la necessità di sostituire il tasso contrattuale nella misura di cui al co. 7 dello stesso articolo, nonché la necessità di rideterminare il piano di ammortamento con il Tasso sostitutivo imposto per legge, costituito dal Tasso Minimo dei BOT.